Chatbot e innovazione
Innovare vuol dire trovare nuovi modi di utilizzare gli strumenti a disposizione. Il cognitive nell’ambito dell’intelligenza artificiale passa attraverso la sperimentazione di massa chiamata ChatBot: programmi pensati per interagire con gli utenti
La maggior parte di noi parla con i nostri computer su base semi-regolare, ma ciò non significa che la conversazione vada a buon fine e restituisca la giusta risposta. Chiediamo a Siri informazioni metereologche, o chiediamo ad Alexa di farci ascoltare della musica, ma non ci aspettiamo di più. Ponendo domande più complesse i vari assistenti virtuali come Siri o Alexa vanno in crisi. Facebook, però, è determinato a colmare questo gap: qualche giorno fa ha presentato un nuovo strumento di ricerca che la società spera possa accelerare la marcia per creare un AI (intelligenza artificiale) veramente conversazionale.
ParlAI: il cognitive di Facebook
Lo strumento è chiamato ParlAI (pronunciato alla francese “Parler”). Si tratta di una struttura pensata per lo sviluppo collaborativo degli assistenti digitali con l’obiettivo: rendere il dialogo uomo-macchina sempre più naturale. ParlAI allenerà i Bot in ottica di machine learning con un piano di sviluppo e apprendimento costante per rendere sempre meno percettibile la differenza nell’interazione tra uomo e macchina. E’ questo il cuore pulsante del progetto: dare ai programmatori di intelligenza artificiale una piattaforma di verifica delle performance della chatbot senza soluzione di continuità, dove diventa fondamentale interagire, testare e correggere per rendere più naturale possibile il colloquio uomo macchina
“Le piattaforme [come ParlAI] offrono un quadro unitario per i ricercatori per sviluppare, confrontare e replicare facilmente i loro esperimenti” (cit. Abigail See, un dottorato di informatica presso la Stanford University).
ParlAI: l’anello mancante del chatbot
In un’intervista di gruppo, Antoine Bordes, dal laboratorio di ricerca AI di Facebook, FAIR, ha dichiarato che ParlAI è stato progettato per creare un collegamento mancante nel mondo dei chatbots. “Adesso esistono due tipi di sistemi di dialogo”, spiega Bordes. Il primo, dice, sono quelli che “effettivamente servono a qualche scopo” e eseguono un’azione per l’utente (ad esempio, Siri e Alexa); Mentre la seconda non serve, ma in realtà è divertente parlare (come il Tay di Microsoft – anche se, sì, quello non è risultato ottimo ).
“Quello che stiamo per parlare con ParlAI è più di avere una macchina dove si può avere un dialogo multi-turn: un dialogo dove sia possibile scambiare idee “, dice Bordes. “ParlAI sta cercando di sviluppare la capacità di chatbots per entrare in una conversazione a lungo termine”. Questo, dice, richiederà memoria sulla parte del bot, nonché una buona conoscenza esterna (fornita tramite l’accesso a set di dati come Wikipedia)
È importante notare che ParlAI è un kit che si rivolge alla comunità di ricerca all’avanguardia, piuttosto che agli sviluppatori che cercano di creare un chatbot semplice per il loro sito web. Non si tratta tanto di costruire bots effettivi, ma trovare i modi migliori per formarli in primo luogo.